Open Source Initiative (OSI)
Il movimento del “free software” prese rapidamente piede in alcuni ambienti, in particolare nel mondo accademico e tra gli appassionati. Le imprese, tuttavia, furono restie ad adottare il “free software”, in quanto lo consideravano erroneamente “gratuito” invece che “libero” e ciò rappresentava una minaccia per il proprio business.
Per ammorbidire alcuni degli imperativi della FSF, nel 1998 Eric S.Raymond, Bruce Perens e Tim O’Reilly diedero vita alla Open Source Initiative (OSI), nell’ambito della quale venne coniato il termine “open source” e i 10 principi ad esso legati:
- Libera redistribuzione;
- Disponibilità del codice sorgente;
- Possibilità di apportare modifiche;
- Integrità del codice sorgente originale (la licenza può impedire la distribuzione del codice sorgente in forma modificata, a patto che venga consentita la distribuzione dell’originale accompagnato da ”patch”);
- Nessuna discriminazione contro persone o gruppi;
- Nessuna discriminazione per campo di applicazione del prodotto;
- Distribuzione della licenza (i diritti legati a un software devono essere applicati a tutti coloro a cui il software viene distribuito, senza che sia necessaria l’emissione di ulteriori licenze);
- Specificità ad un prodotto (i diritti legati a un software non devono dipendere dal fatto che il software sia usato o distribuito come parte di un programma più grande);
- Assenza di vincoli su altro software (la licenza non deve porre restrizioni su altro software distribuito insieme a quello licenziato);
- Neutralità rispetto a particolari tecnologie o tipi di interfacce.
L’OSI ha certificato come open source diverse licenze (tra cui anche GPL) e non tutte prevedono che i prodotti derivati da software libero vengano distribuiti con la medesima licenza dell’originale.
In linea generale il free software di FSF è anche open source, mentre molte licenze open source non rientrano nella definizione di software libero della FSF.
Nonostante le divergenze esistenti, entrambe le organizzazioni FSF e OSI condividono i medesimi obiettivi e le differenze sono minime. Per questo, alle volte, per indicare il software non proprietario la comunità usa i termini FOSS (Free and Open Source Software) oppure FLOSS (Free, Libre and Open Source Software).